Leggende dall’underground genovese: Eczema parte 2

di Roberto Giannini, pubblicato il 15 Giugno 2015

Il primo articolo sulla storia degli Eczema (clicca qui per leggerlo), leggendaria band dell’underground genovese di inizio/metà anni ’90, ha suscitato un notevole interesse. Nell’attesa del racconto dello sconvolgente concerto all’Albatros di Genova Rivarolo, pubblichiamo volentieri una testimonianza di uno dei primissimi membri fondatori, Fausto Bellabona, ingiustamente non citato nell’articolo in questione. Non fu molto il tempo di permanenza di Fausto nella band, ma sicuramente il suo apporto all’idea fu importantissimo, per cui queste poche righe che seguono rappresentano un prezioso punto di vista sulla genesi del gruppo capitanato da Claudio Pozzani, che per una delle prossime puntate sarà intervistato in prima persona.

Quello di Eczema fu un progetto insieme bizzarro e ambizioso. Una unione di amanti di forme espressive diverse con al centro la musica e il rumore come forme di espressione pure e primitive. Lasciai eczema più per l’esigenza di completare gli studi di medicina che per reali divergenze con la band sebbene le mie influenze sembravano troppo estremiste agli intenti del gruppo. In realtà si concludeva per me un periodo tormentato ove la poesia scritta (definita sulfurea dal Pozzani nel suo romanzo Kate ed io) stentava  a trovare espressione nelle dinamiche del gruppo (d’altronde con una personalità così potente come quella di Claudio io non potevo che fare da contraltare ) eppure questa esplosiva miscela creava notevoli sessioni sperimentali come il mitico concerto alla facoltà di lettere in via Balbi ove io e poz ci scambiamo i ruoli lui trasformando la chitarra in uno strumento ad alta psichedelia rumorista ed io recitante in francese le litanie di Baudelaire.  Molto curato sarebbe stato il concerto in piazza De Ferrari ove un insulso inconveniente elettrico ci costrinse ad una improvvisazione in puro stile rumorista per quel concerto con coraggio mai visto in una città di sinistra si suonò con un sottofondo da me creato con un mixaggio dei discorsi di alcuni tra i massimi dittatori (da Mussolini a Mao, Gheddafi) mischiati a quelli di alcuni noti politici italiani del tempo. Ricordo con particolare lucidità la furia espressiva del concerto distruttivo al centro sociale l’Officina ove alcuni di noi nell’uso degli strumenti inusuali con i quali facevamo rumore finirono al pronto soccorso del San Martino.  La modalità artistica eversiva nacque come una vera e propria truffa in perfetto stile Sex Pistols imbucandosi grazie all’invio di una falsa registrazione ad un festival jazz per band emergenti a Castrocaro (credo). Ci preparammo accuratamente con un mio assolo di chitarra sgangherato e sconclusionato che avrebbe fatto da controaltare ad un assolo di gargarismo da parte di Pozzani. Il concerto fu fulminante e imbarazzante per l’organizzazione con il nostro riuscito intento di dimostrare che per quanto si voglia imbrigliare l’arte, l’artista si divincola da ogni catena. La vena eversiva del gruppo ebbe un suo culmine a Chiavari ove improvvisammo l’inno nazionale distorto (e ne sono ancora orgoglioso visto il mio amore vero per la patria italiana) ad esprimere la rabbia di una generazione che vedeva i valori del nostro paese dilaniati  da attentati, corruzione, mafia e antimeritocrazia. Il mio apporto come musicista praticante fu volutamente scarno ed elementare ma reputo eczema una delle più interessanti sperimentazioni e provocazioni della Genova anni novanta, cui è mancata solo la possibilità di mettere un segno discografico. Andammo molto vicini comunque visto ad es. l’inesorabile bocciatura del corriere della sera con il titolo “Eczema incomprensibile performance” ma era quello il ns intento non essere etichetta biliari e potere esprimere il nostro dissenso a 360 gradi. Credo che ognuno di noi anche grazie a questa esperienza ha saputo dare un senso al suo destino successivo. Ancora oggi mi occupo di suoni nel senso che sono uno dei pionieri della terapia con le frequenze…  sono in pubblico azione con due libri per medici e a mio modo ho portato la rivoluzione concettuale nella medicina… resto a disposizione per altri aneddoti.

Fausto Bellabona

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