DIIV – Live at Mojotic Festival – Sestri Levante, 18/08/2025 – recensione

di Redazione, pubblicato il 24 Agosto 2025

Recensione di Guido Ferrero, photos di Marzia Giorgi

Scusate il ritardo.

A 5 anni dalla data annunciata e poi saltata in pieno periodo pandemico, i DIIV si sono finalmente presi il palco dell’anfiteatro Conchiglia. Rispetto alla mia precedente esperienza con la band di Brooklyn (il ToDays Festival del 2022) ho trovato un gruppo molto più maturo e consapevole.

Merito anche di un concept scenico che alterna, ai brani suonati, alcuni filmati promozionali tra il semi-serio, come la pubblicità del merchandising della band, e l’apertamente ironico come lo spot che presenta Exxonmobil come protagonista di un’era che sarà ricordata come il periodo più sostenibile, verde e umanitario della nostra storia.

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La scaletta del concerto riprende in larga misura Frog in Boiling Water, l’ultima fatica in studio di Zachary Cole Smith e compagni (Andrew Bailey, Colin Caulfield e Ben Newman, ndr). I video di accompagnamento ai brani dell’album sono spesso sottotitolati con i testi delle canzoni, come ad esempio Brown Paper Bag. Oppure, come in Soul-Net e nella title track dell’ultimo album, sul video scorrono in continuo le schermate dei siti web creati ad hoc per accompagnare i due brani, con i loro contenuti pseudo scientifici, esoterici, apertamente anti-capitalisti e i loro disegni a bassissima definizione.

Marketing spinto, green-washing, turbocapitalismo, strapotere delle corporation, militarismo: questi sono i bersagli su cui la band spara a tutto volume. Nello sviluppo della setlist, non ci si dimentica di Deciever, da cui vengono estratti 5 brani tra i quali l’inno Blankenship (Think of your sons and daughters,Laid in ashen water, Sirens louder and louder, Destroy those who destroy the Earth) e la potente Horsehead, o di andare a pescare più indietro, brani da Is the is Are del 2016 (la splendida Under the Sun e Take your Time).

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Mentre i pezzi scorrono in un flusso quasi continuo, lo schermo ci ricorda che l’America è Satana e ci mostra lo spot di una pizza con mozzarella filante che ci invita, in chiusura, ad uccidere il presidente. Tocca a Doused, dall’album d’esordio Oshin del 2012, con il suo incalzante riff di basso chiudere un set densissimo di qualità e una serata che ci ricorderemo a lungo.