Emilya ndMe – new minialbum – Piss Off the Neighbour – full streaming
Nuovo lavoro per l’artista alt-rock/shoegaze genovese Emilya ndMe, che dopo aver pubblicato una serie di singoli, esce con un minialbum dal titolo Piss of the neighbour che oltre i singoli citati presenta due brani inediti.
Il minialbum è composto da sei brani per poco più di venti minuti totali, con Lauretta Galeno (il vero nome di Emilya ndMe) che oltre ad essere l’ottima vocalist che conosciamo si cimenta anche con il mellotron, accompagnata dai soliti Alessandro Ciapica (che oltre ad essere il chitarrista ha firmato brani ed arrangiamenti insieme a Lauretta), Fulvio Masini (registrazioni, produzione e mixing effettuati all’Unbox Studio) e Giovanni Versari (mastering presso La Maestà), mentre una novità è rappresentata dalla presenza di Matteo Gherardi (Eugenia Post Meridiem) alla batteria.
Ricordando che le grafiche e lo styling sono opera di Leyla El Abiri, che parleremo del minialbum nella prossima puntata di Metrodora’s Local Heroes (in streaming su questa webzine il 1 agosto) e che Emilya ha già pubblicato un full length, l’ottimo album d’esordio (Thank you for your complaints, leggi recensione) riportamo volentieri le note di copertina e la descrizione track by track dei sei brani, composti nell’arco di un anno e mezzo circa:
C’è un momento in cui smetti di correre dietro all’ approvazione altrui e inizi a cercare te stessa. Il nuovo lavoro nasce così. Sei tracce come sei stanze diverse dentro la stessa casa: alcune intime, alcune rumorose, tutte inevitabilmente vere.
Un lavoro che parla di rapporti umani, prima di tutto quello con se stessi, tra spifferi interiori e tentativi maldestri di riconnessione con l’esterno. L’amore, l’amicizia, la memoria, la solitudine: tutto viene frugato, messo in discussione, trasformato. Emilya Ndme anestetizza il bisogno di fuga e allo stesso tempo lo accarezza, come se non volesse del tutto guarire: una camera anecoica per non sentirne più parlare.
Il sound vira verso un alt-rock consapevole: mellotron vintage e bass synth, chitarre eteree ma graffianti, batterie acustiche voluminose che si intrecciano alle linee vocali, intense, sincere che sono guida emotiva. Una trappola incantata che non era mai stata chiamata per nome.
Indaco
Indaco è un insetto. Invisibile di giorno, inopportuno di notte. Si infila tra le crepe, nel pensiero, tra le parole non dette. È il diario mentale di una people pleaser stanca di accontentare, che non sa più se è lei a fingere o se è semplicemente cambiata. È quella voce interna che sussurra libertà, ma poi si spaventa e torna a nascondersi. Un brano riflessivo, notturno, che mette a nudo la riproduzione più fedele di noi stessi.
Grime
Grime è il veleno che resta dopo l’amore tossico. Quello che torna puntuale, appena abbassi la guardia. È la storia di una dipendenza emotiva che si maschera da passione e ti logora lentamente. Ma è anche una richiesta d’aiuto. Perché certe notti non puoi combatterle da sola.
My Best
Fare del proprio meglio non sempre basta. My Best è una resa con dignità, una bandiera bianca innalzata contro le aspettative degli altri e contro il mito della reputazione. È la voce di chi prova, sbaglia, si giustifica. Di chi mette tutte le carte sul tavolo e alla fine del giorno si dice: ho fatto il possibile. Anche quando non è bastato.
Swan
Una dedica sospesa nel tempo. Swan è il ricordo di una giovane vita che ha lasciato un vuoto e una luce insieme. È un tributo alla trasformazione, alla materia che cambia forma, al dolore che si fa presenza silenziosa. Un brano delicato e spirituale, che cerca un contatto oltre il velo della realtà.
Lungs
Lungs è l’adolescenza. Quella vertigine che ti prende alla gola, ti riempie e ti svuota i polmoni. È l’amore impulsivo, quello che sa solo correre e graffiare. Cerotti messi male, batticuori fuori tempo massimo. Una corsa sul bordo che lascia il fiatone.
Am I
Due amici, una distanza che non si misura più in chilometri. Am I è la domanda che resta dopo un silenzio troppo lungo. È quel momento in cui ti siedi accanto a qualcuno e capisci che sì, siete cresciuti, ma non siete più gli stessi. E va bene così, anche se non sapete bene cosa farvene di questa nuova maturità. Forse è una consolazione. Forse solo un modo elegante per lasciar andare.
Buon ascolto.