Fire!, 22/10/2025, Area archeologica Giardini Luzzati, Genova – recensione

di Redazione, pubblicato il 3 Novembre 2025

Recensione di Roberto Giannini, photos di Edo NoisGang

Non sono numerosissimi gli eventi in città organizzati dall’ottima Incadenza (una decina all’anno), ma questa associazione culturale genovese ha sempre la capacità di portare sotto l’ombra della lanterna band e artisti di qualità stratosferica, basti pensare (solo per rimanere in ambito 2025) a Chris Brokaw, Acid Mothers Temple, Asso Stefana, Matmos (i primi che mi vengono in mente, ma non i soli).
 
A confermare la tendenza sopra esposta, ecco una nuova chicca, lo sbarco in città degli svedesi Fire! nella splendida cornice dell’Area archeologica dei Giardini Luzzati, location ideale per una proposta del genere, una grande band purtroppo poco conosciuta dal grande pubblico, sebbene molto apprezzata dalla critica specializzata.
 
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fire!

 
I Fire! sono un trio (Matt Gustafsson ai fiati, Johan Berthling al basso elettrico e Andreas Werllin alla batteria e percussioni) che molto spesso ha inciso in formazione super allargata con il nome esteso Fire! Orchestra (sette album all’attivo dal 2013), e che in formazione base ha sempre saputo fondere con maestria e indiscusso gusto sperimentalismo, free jazz, noise e psichedelia.
 
La serata genovese si apre con le improvvisazioni al sax baritono di Gustafsson su una base ritmica ipnotica (quasi doom metal), vale a dire Four ways of dealing with one way, tratta dal recente Testament, oltre dieci minuti di delizia sonica che ha subito messo in chiaro le cose. 
 
A seguire, sempre dall’ottimo ultimo album, il quasi free jazz di The dark inside cabbage, dove protagonista assoluto è l’incedere batteristico di Werliin (fondamentale anche nel suo progetto folk insieme alla consorte Mariam Wallentin di nome Wildbirds & Peacedrums).
 
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matt gustafsson

 
Sulla stessa onda Washing your heart in filth, tratto da The hands del 2018, per poi tornare all’ultimo lavoro e al brano che lo apre, vale a dire Work song for a scattered past, infarcito di improvvisazioni con il basso di Berthling (anche lui importante anche in altri progetti, il principale dei quali il trio Tape con il fratello Andreas) sempre distorto e a volumi quasi cacofonici, ideale per sostenere le follie sonore dei compagni.
 
Si prosegue con Whoul I whip, uno dei pezzi forti dell’album (without noticing) brano che termina la setlist, prima del richiestissimo bis Alien (to my feet), sorta di congedo tratto da quello che personalmente ritengo il miglior album del trio, vale a dire il penultimo Defeat, del 2021. 
 
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fire!

 
Poco più di un’ora di durata totale, un’ora durante la quale i tre non si sono risparmiati, dove Gustafsson ha sputato (anche nel vero senso della parola, per chi come il sottoscritto era a meno di un metro di distanza da lui) anche l’anima, sia al sax baritono, che al contralto, che al flauto traverso, dove Berthling ha tenuto i volumi altissimi sia con le dita che con il plettro, dove Werliin si è dannato, pur con una batteria minimale, consumando le bacchette su piatti, bordi del rullante e campanacci.
 
Grazie ancora a Incadenza per l’ennesima serata di altissima qualità, in una Genova che, perlomeno a livello di presenze (non certo per quel che riguarda l’apprezzamento degli entusiasti presenti) , ha risposto troppo tiepidamente, per una band di livello internazionale che chissà se rivedremo più dalle nostre parti.