Live from the past vol.186: Galaxie 500 – CGBG 12.13.88
Questa centottantaquattresima puntata di streaming di concerti integrali del passato, parla di una delle band americane più influenti e iconiche della scena indie rock degli anni ’80 e ’90, nonostante la loro carriera relativamente breve, nota per il sound distintivo che fonde elementi di dream pop, shoegaze, e space rock con una certa attitudine lo-fi, atmosferici, eterei, ma anche crudi e minimali, ispirati dalla psichedelia dei Velvet Underground e accostabili agli inglesi Spacemen 3,ispirarono molti gruppi dei decenni successivi e contribuirono a creare un sottogenere: lo slowcore.
Si tratta dei Galaxie 500, band di Boston che ha iniziato la serie di pubblicazioni con l’esordio del 1988 Today, fautori di un sound capace di miscelare dissonanze e slanci melodici, muri di suono e deliri psichedelici, pubblicando almeno tre album (che poi rappresentano l’intera discografia della band) considerati dei veri e propri manifesti di un’epoca: oltre al già citato esordio, il secondo On fire, (leggi nostra recensione) del 1989, e il terzo This is your music del 1990.
Il disco che proponiamo, registrato al leggendario CGBG di New York (il tempio della new/no wave a stelle e strisce) il 13 dicembre del 1988, uscito sia su supporto fisici che digitale grazie alla Silver Current Records (precedentemente esisteva una versione bootleg giapponese del 2020) immortala un concerto della band all’indomani dell’uscita dell’album d’esordio, una serata con cartellone che includeva anche Sonic Youth, B.A.L.L. e Unsane, serata di beneficenza per il negozio di fanzine See Hear. Il suono è ovviamente in presa diretta da mixer, e i brani proposti dalla band, in forma strepitosa, sono otto per circa trentacinque minuti di durata totale.
La band era formata dal leader, vocalist e chitarrista Dean Wareham (la sua voce morbida, quasi sussurrata, e il suo modo di cantare evocavano un senso di malinconia e vulnerabilità che si adattava perfettamente alla loro musica; il suo stile di scrittura era intimo e riflessivo, trattando temi come l’alienazione, la solitudine e l’amore non corrisposto, spesso con una sorta di distacco emotivo che lo rendeva ancora più potente), dalla bassista Naomi Yang (sebbene non sia stata mai al centro della scena, il suo contributo alla musica della band è indiscutibile) e dal batterista Damon Krukowski (dallo stile spoglio e intenzionalmente discreto, ma proprio questa sua capacità di “non forzare” il ritmo lo ha reso un pilastro fondamentale per il suono della band).
Buon ascolto.