Nigth/T\Mare – new album – Through – recensione

di Redazione, pubblicato il 9 Dicembre 2025

Recensione di Edo NoiseGang

Lo avevamo già intuito con l’EP Call to the Worms, dove Night/T\mare aveva messo il suo stile inconfondibile al servizio di collaborazioni di alto profilo. Con Through questa intuizione diventa certezza: ancora una volta l’artista lascia un segno nitido, personale e inequivocabile. Il doppio LP, pubblicato dalla belga Forbidden Teachings con sede a Bruxelles, suona esattamente come ce lo aspettavamo da lui, ma con una spinta ulteriore verso territori più estremi e definiti. La sua mano è riconoscibile in ogni passaggio, nella scelta dei suoni come nelle ritmiche, qui più mature, più audaci, più consapevoli.
 
Il lavoro si apre con l’omonima Through, un brano fatto di suoni aperti, ambientali, alti e vibranti: come uno squillare di trombe e corni norreni che ci chiamano alla guerra. Una chiamata che non è metafora, ma atmosfera. Una tensione che prende forma immediata nella seconda traccia, The Succession of Thing, dove ritmiche neo-tribe dritte e rimbalzanti iniziano a farci toccare con mano il terreno del conflitto. Il colpo successivo arriva con Rising: più morbida e apparentemente tranquilla, quasi un respiro in mezzo al caos… ma è una quiete ingannevole, perché la battaglia continua a serpeggiare sotto ogni frequenza.
 
Il vero strappo arriva con Flagellum: aggressiva, diretta, 4/4 pestati ma mai canonici. Le storture nelle drumline sono necessarie, vitali, e seguono un decorso tutto loro con una coerenza impeccabile. È il brano più feroce del primo LP, e probabilmente il più riuscito. A questo punto il campo di battaglia prende vita, si tinge di rosso, il sangue scorre, e le membra dei caduti inebriano come squali bianchi coloro che ancora combattono.
 
La prima metà del lavoro si chiude con Beyond the River: altri colpi, altri tamburi di legioni pronte allo scontro finale. Rintocchi destinati al massacro. Se ci fosse un videoclip sarebbe pieno di pelli squarciate, elmi crepati, lance spezzate. (Mi permetto di suggerire a Nig/T\mare, all’anagrafe Giuseppe Sciretti, di farci un pensierino.)
 
nightmare

nigh/t\mare

 
Secondo LP
 
Si passa al secondo disco: lato C, si riparte con Arise. L’ambientazione è la medesima, ma più densa. Qui si sente nitidamente la polvere che si solleva dal terreno intriso di sangue e sudore, i battiti accelerano, e anche i colpi di drum sui synth taglienti e acidi sventrano le orecchie come Tomahawk. È la cavalleria che entra in gioco: un tentativo disperato di ribaltare le sorti di un conflitto che, come prevedibile, è destinato a un eterno bagno di sangue.
 
Il lato si chiude con Mental Break Down. Vedo chiaramente davanti a me un soldato che piange. I colpi di drum sono più stretti, più compressi, e i campioni vocali sembrano urla di feriti. È un vero crollo mentale per chi sa lucidamente che non uscirà vivo da quel campo. Un sogno lucido e brutale, immerso in clap sincopati che chiudono cicli ritmici sapienti e cavalcati. Siamo alla resa dei conti, e il levare che emerge nella traccia lo annuncia con forza.
 
 
Ultimo lato: la fine e ciò che segue
 
Ultimo lato, ultimo scontro. A Lack of Caress apre lentamente, decomprimendo l’ambiente. Ormai sono rimasti in pochi vivi. Il terreno è una distesa di corpi sventrati e maleodoranti, attorno solo morte e desolazione. Pochi guerrieri ancora in piedi si fronteggiano con eroica, disperata dedizione. A metà traccia uno stacco, uno scambio di sguardi, un impugnare saldo di spade, e lo sentiamo nitidamente nei synth che lo annunciano come sirene.
 
Il tutto si chiude con canti femminili: preghiere di madri, mogli e sorelle in attesa di guerrieri che non torneranno mai.
 
Si arriva così all’ultima traccia, Exhausted. Sempre i Tom a introdurre, richiami di una battaglia che ormai sembra lontanissima. Non c’è più nessuno in piedi. Gli arpeggi di synth sognanti mostrano solo il vento che soffia sulle bandiere abbandonate. L’umanità non è altro che questo, in fondo: violenza, desolazione, morte. Exhausted lo racconta con una chiarezza glaciale: corvi che banchettano, cadaveri, silenzio. Il silenzio finale che ci ricorda come nessuno può sopravvivere alla propria natura.
 
A completare il lavoro, la digital bonus track: fiati ultra-lavorati che incarnano una rinascita post-mortem. Come se tutto fosse stato un brutto sogno, o semplicemente un morire per poi rinascere e rivivere la stessa agonia, la stessa guerra, la stessa follia umana. È il destino di tutti: siamo qui per soffrire, e qui soffriremo fino al prossimo giro di giostra.
 
Night/T\mare lo ha inciso con lucidità, brutalità e intelligenza. Through è uno dei suoi lavori più maturi e visionari: un rituale sonoro che racconta esattamente ciò che siamo.
 
Voto: 8.0 un disco orecchiabile e piacevole, ottimo per chi vuole navigare a vista ma senza mai perdersi in in territori liminali al confine tra techno, industrial e scenari più dark ambient. Disco riuscito nel complesso.