Ordo Rosarius Equilibrio, 29/11/2025 – C.I.Q., Milano – recensione

di Redazione, pubblicato il 3 Dicembre 2025

Recensione e photos di Edo NoiseGang

Milano, Centro Internazionale di Quartiere. Una sera fredda, grigia, sospesa. L’ingresso al CIQ è un labirinto surreale: per raggiungere la sala concerti bisogna attraversare una festa privata di ragazzini, una biblioteca per bambini in pieno caos celebrativo, corridoi luminosi, famiglie, animatori, colori che non c’entrano nulla. È un percorso di disorientamento che, volente o nolente, diventa prologo perfetto alla vertigine che il neofolk promette: si passa da palloncini rosa a patate arrosto, da tavolate familiari a un ristorante interno alla struttura. Solo seguendo le piccole processioni di abiti neri si arriva finalmente dove il rito avrebbe dovuto compiersi.
 
Dentro, birre e distro in equilibrio precario tra punk, dark e quarto mondo. In apertura: Bengala, progetto italiano di folk apocalittico. Strumentalmente convincono in diversi punti: violino, tastiere, batteria e un basso semi-acustico che apre scenari interessanti. Ma la presenza scenica no: pirati, estetiche derivate, troppi richiami visivi e narrativi da meme Instagram. Lessico raffinato nei testi, sì, ma se la forma tradisce, il contenuto affoga. Il potenziale c’è, ma il travestimento sabota tutto: meno cliché, più identità. Ragazzi: potete fare molto meglio.
 
Finito il set, arrivano gli Ordo Rosarius Equilibrio. Solo Tomas Pettersson e Rose-Marie Larsen, accompagnati da un iPad che spara le basi. L’impatto iniziale è purtroppo quello di un dark karaoke: non è quello che ci si aspetta da una delle entità più longeve e influenti del neofolk internazionale. Ma va bene, sospendiamo il giudizio: i brani storici arrivano, il pubblico risponde, ci si prepara a entrare nel loro mondo.
 
Ed è qui che tutto crolla.
 
Il fonico del CIQ decide di trasformare ORE in un set dub non richiesto:
 
– Bassi devastanti e in controllo totale,
 
– Medie massacrate,
 
– Alti inesistenti,
 
– La voce di Tomas che diventa un sussurro monco,
 
– La voce di Rose-Marie semplicemente non pervenuta.
 
ore 1

ordo rosarius equilibrio

 
 
Il risultato è un massacro acustico. Tomas, visibilmente irritato, chiede più di una volta, testuale, al “Mr. soundman” di sistemare la situazione e aumentare la spia in cuffia. La risposta è un semplice: alzare i volumi, peggiorando ulteriormente il disastro.
Per chi conosce la storia della Cold Meat Industry, c’è da dire che Pettersson dimostra una professionalità glaciale: si incazza, sì, ma non manda tutto all’aria. Non fa la “Karmanik style move” (scendere, insultare il fonico, lanciare il microfono e chiudere il set). Avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo, e forse sarebbe stata la scelta più rispettosa verso la propria musica, ma gli anni passano per tutti.
 
Rose-Marie sorride guardando il suo microfono, consapevole che non sarebbe mai uscita una sola sillaba. È un sorriso amaro, complice, rassegnato. La loro alchimia c’è, la volontà pure, ma la sala li tradisce.
 
Il set si chiude tra l’entusiasmo del pubblico per tracce raramente eseguite in live ma con la sensazione netta di un’occasione violentata.
Non per colpa loro.
Non per colpa del pubblico.
Ma per colpa di una gestione tecnica indegna.
 
CIQ, ascoltate bene:
Non potete permettervi di assegnare il mixer a chi non capisce nulla di suono quando ospitate progetti che vivono di dinamica, ritualità, precisione timbrica e atmosfera. Avete letteralmente distrutto un set che avrebbe meritato tutt’altro peso. (Bastava scegliere qualcuno a caso che non ascolta esclusivamente Sizzla Kalonj)
 
Gli Ordo Rosarius Equilibrio hanno retto con dignità.
La sala ha tenuto la testa alta per amore e dedizione alla band, il fonico e la sua gestione dell’impianto no, da mandare a raccogliere patate.
 
Voto: 7, e do questo voto per affezione e perché stimo molto il progetto e gli artisti, avrebbero meritato un voto molto più alto. Ma ahimè contingenze varie lo hanno deliberatamente mutilato.