Reportage: il punk nell’Unione Sovietica

di Elisabetta Verdemonte, pubblicato il 21 Febbraio 2020

Nell’Unione Sovietica il punk-rock arrivò quasi senza ritardi, in linea con le tendenze musicali mondiali. I primi gruppi di questo genere apparvero già alla fine degli anni ‘70, nonostante tutti gli ostacoli posti dallo stato totalitario e le difficoltà nel trovare informazioni e nastri degli artisti “occidentali”.

Bisogna dire che essere punk nell’Unione Sovietica non era semplice: voleva dire essere costantemente perseguitati e ostacolati dalle autorità che, per quanto potevano, bollavano il nuovo movimento come completamente estraneo al sistema sovietico. La propaganda ufficiale sosteneva che solo gli strati emarginati della periferia di Londra e Chicago potevano arrivare a tagliare i capelli come selvaggi, tingerli di diversi colori, indossare collari per cani e catene da sciacquone. Mentre questi atteggiamenti in occidente erano tipici di famiglie ed istituzioni più conservatrici, in URSS era una visione imposta dagli organi di Stato.

Tutte le scuole e tutte le università sorvegliavano attentamente l’aspetto degli studenti. Non era permesso di indossare abbigliamento o accessori punk: anche le trasgressioni più innocenti portavano come minima conseguenza una visita dal Direttore e la chiamata dei genitori a scuola, o addirittura l’espulsione, nel caso degli studenti universitari. La nomenclatura sovietica considerava offensivi e indesiderati tutti gli atteggiamenti lontani dalla propria visione, di conseguenza il punk sovietico è stato sottoposto alla costante ed intensa pressione da parte dei membri del Komsomol (Kommunističeskij Sojuz Molodëži ovvero Unione comunista della gioventù, organizzazione giovanile del Partito Comunista dell’Unione Sovietica), della polizia e del KGB. Tutto ciò portava alla radicalizzazione ed alla fusione del punk con altre culture e movimenti giovanili.

Si dice che anche una delle band simbolo del punk britannico, i Sex Pistols, era ostacolata dalle autorità, ma le due realtà sono imparagonabili: i gruppi punk sovietici potevano solo sognare contratti discografici come quello dei Sex Pistols con EMI per 40.000 sterline, concerti nei club come il 100 Club a Oxford Street, la 38° posizione nelle hit parade o 50.000 copie vendute solo in UK. Nell’Unione Sovietica il punk è sempre rimasto esclusivamente un movimento di nicchia, sotterraneo: erano pochi appassionati a fare registrazioni negli studi domestici, a procurare copie di cassette fatte in casa e distribuirle tra i conoscenti.

Ovviamente, essere punk nell’Unione Sovietica voleva dire essere antisovietici.

La cultura punk sovietica degli anni ’80 organicamente rielaborava le tendenze mondiali, intrecciandole con le proprie radici nazionali. Di conseguenza, nascevano fenomeni originali che non solo seguivano approcci già esistenti ma esprimevano un forte desiderio di opporsi in qualche modo al sistema statale. Il punk non era tanto un movimento musicale quanto un movimento socio-intellettuale. I gruppi punk tendenzialmente erano di stampo Nazional-Anarchico, cioè di matrice socialista nazionale e anarco-individualista. Alla base c’era tutta la filosofia con gli autori come Max Stirner e gli altri autori della sinistra hegeliana.

Bisogna anche dire che il movimento punk all’interno dell’Unione Sovietica differiva molto da una regione all’altra. Ad esempio, nei paesi baltici il punk era più “europeo” e il loro aspetto fisico ricordava molto quello dei punk londinesi o parigini.

I punk a Tallin

Ma nel resto dell’Unione Sovietica avevano un aspetto più o meno così:

A distanza di decenni è difficile individuare il gruppo musicale che per primo ha cominciato a suonare punk; pionieri del genere sono però considerati gli “Автоматические удовлетворители” (“Soddisfatori automatici” – qua non può non saltare all’occhio l’analogia con il gruppo britannico della prima ondata punk “The Vibrators”) di Andrey “Svin” Panov, formatisi nell’estate del 1979 e debuttanti l’anno successivo con il primo album.

Andrey “Svin” Panov

Voglio soffermarmi sulla loro canzone “Огуречный лосьон” (Lozione al cetriolo). Nell’URSS degli anni 1985-1990 era in vigore la campagna anti-alcool di Gorbaciov, spesso chiamata “legge secca”. Questa legge imponeva il divieto di vendita di sostanze contenenti etanolo, facendo eccezione solamente per sostanze a scopi medici, industriali e simili. Tale divieto portava come conseguenza l’aumento del consumo di alcolici fatti in casa e lozioni cosmetiche contenenti alte percentuali di alcool.

Il brano fa riferimento proprio a questa situazione di degrado sociale, raccontandola dal punto di vista di chi l’ha vissuta da vicino.

Lozione al cetriolo

Più o meno nello stesso tempo, nel 1979, ad Omsk era attivo il gruppo “Иван Морг и Мертвяки” (“Ivan Morg e i morti”), dove il chitarrista era Konstantin “Kuzia YO” Riabinov, che nel futuro svolgerà un ruolo importante nello sviluppo del punk e rock siberiano, diventando uno dei fondatori del gruppo leggendario “Гражданская Оборона” (“Protezione Civile”), fondato nel 1984.

Egor Letov, l’altro fondatore degli “Гражданская Оборона”, nel 1982 suonava nel gruppo “Посев” (“Semina”), il cui stile si potrebbe definire come garage rock, psichedelia e punk.

Il gruppo Гражданская Оборона merita secondo me un capitolo a parte, perché importantissimo nella storia del punk sovietico. Nel 1985 escono con il disco “Поганая молодежь” (Gioventù Marcia), registrato qua e là, passando da uno studio domestico all’altro, dal marzo 1985 al maggio del 1986, usando materiale del vecchio gruppo “Посев”. La copertina dell’album rappresenta giovani dall’aspetto punk-cadaverico che si liberano dalle catene della schiavitù del sistema sovietico.

Copertina del disco “Gioventù marcia”

Nella prima canzone, intitolata come l’album, “Поганая молодежь”, Egor Letov canta:

Le folle girano per le strade giorno e notte – gioventù marcia
Vomitano vino porto su cittadini rispettabili – gioventù marcia
Rompono le finestre e infilano cazzi – gioventù marcia
Gridano strazianti, non si può mangiare – gioventù marcia

[Chorus]:
Non puoi spaventarci, non abbiamo nulla da perdere
E non ci importa niente!

Lascia che sia dichiarato lo stato di guerra – gioventù marcia
Viva la protezione civile – gioventù marcia
Dopotutto, ci sono sempre più punk – gioventù marcia
Dopotutto, comunque, ci sono sempre di più e di più – gioventù marcia

[Chorus]:
Non spaventarci, non abbiamo nulla da perdere
E non ci importa niente!

Bisogna nominare anche un altro gruppo di Omsk, “Пик Клаксон” (Pik Klakson), che nel 1979 avevano nome “Black Dog” e suonavano musica d’avanguardia, utilizzando per esibizioni e registrazioni sia strumenti classici (chitarra e batteria), che oggetti di ogni genere che avevano al momento a portata di mano.

Пик Клаксон

Nel 1983 in tutto il paese già esistevano tantissimi gruppi che suonavano o tentavano di suonare punk. E nello stesso 1983 c’è stato il primo festival di musica punk a Zelenograd, dove suonavano, tra gli altri, i seguenti gruppi: “ДК”, “Зебры”, “Автоматические удовлетворители”, “Красный крест”, “Народное ополчение”. Questo festival ospitava generi diversi, perché all’epoca il termine “punk” includeva tutti gli stili musicali che ancora non avevano definizione. Così, ad esempio, in scaletta è finito il gruppo “ДК” che suonava musica sperimentale e Lo-Fi.

Se il tema vi interessa, nelle prossime puntate racconterò di Egor Letov, dei “Гражданская оборна” e del punk negli anni ’90 nei paesi ex-sovietici.

Fonti/per approfondire:

  1. Русский панк-рок! Начало. СССР до перестройки.
  2. Панк-движение в СССР
  3. Неформалы в СССР.Панки
  4. Società anti-alcol di Gorbaciov: un anno. Pensieri sulla campagna anti-alcol sotto Gorbaciov
  5. Дискография группы «Гражданская оборона»
  6. Wikipedia: Sinistra hegeliana
  7. Wikipedia: Nazional-anarchismo