Recensione disco italiano: Eremite – All things merge into one – 2014

di Roberto Giannini, pubblicato il 8 Novembre 2014

by Roberto Giannini

Seconda prova full-time per il progetto del genovese Fabio Cuomo, storico batterista genovese oramai divenuto pluristrumentista a tutti gli effetti. Attivo fin dall’inizio del nuovo millennio, dopo una lunga gavetta Cuomo (che allo stato attuale fa parte anche della band Mope) si è concentrato sul progetto Eremite, one man band che nel 2012 si fa notare con un brano  di venti minuti Of mist and fog, seguito nel marzo 2013 da  Dragonarius, vero esordio discografico pubblicato da una delle label di riferimento nel panorama sludge, la Taxi Driver Records .

Molto atteso, questo secondo lavoro, nel quale la band si allarga a trio con la presenza di Giulia Piras (basso) e Leandro Scotto (chitarra, synodik). Il disco si apre con il singolo (correlato dall’ottimo video che linkiamo in fondo all’articolo) Awareness, brano dall’impatto devastante, che sfocia presto in loop molto evocativi e nostalgici, pervaso da armonie suggestive. Frequenti (come consuetudine per il genere) sono i cambi di tempo e di riff, ma coesione e omogeneità sono granitici. Un intermezzo acustico chitarra-basso introduce un finale dall’ andamento epico. Doom, sludge, black metal e prog, oscurità, disperazione, incubi, ma anche atmosfere sognanti caratterizzano il successivo The past became my future, brano di oltre dieci minuti e uno dei pezzi memorabili dell’album: la sezione ritmica è sempre protagonista, ma la chitarra è lo strumento che compie magistralmente il ruolo “onirico”. L’intermezzo pianistico/tastieristico a metà brano  rende il tutto cinematografico e apprezzabile anche dai non amanti del genere. A seguire tutto ci si aspetterebbe tranne che la quasi esclusivamente pianistica Tormento, che rievoca alcuni tra i migliori episodi di certo prog italiano di metà anni ’70 (Goblin in primis), e che introduce alla grande l’ottimo Drift away, nel quale la sezione ritmica suona canterbury/sludge, come se Camel e Caravan avessero inghiottito flebo di Hawkwind (del secondo periodo) e Motorhead. Altamente evocativo anche Bowing to the mountain, che condensa in poco più di 3 minuti le caratteristiche sostanziali dell’album, mentre So distant rappresenta la quiete orgasmica dopo una  tempesta sonora veramente devastante.

Un album maturo, magistralmente mixato da Mattia Cominotto dei Green Fog Studios, che dimostra grande attitudine ed orecchio anche in generi non propriamente affini alle band nelle quali è stato (Meganoidi) ed è (Od Fulmine) protagonista attivo.

Un album che merita riconoscimenti internazionali, che non ha nulla da invidiare ad altri grandi prodotti doom/sludge incensati da critica e pubblico, e pone gli Eremite non lontani da band più famose (Wolves in the Throne Room, Entombed) e pienamente rappresentative a livello planetario.

Complimenti a Fabio Cuomo e ai suoi nuovi compagni d’avventura, All things merge into one è già (a neppure un mese dalla sua uscita ufficiale) un punto di non ritorno, un caposaldo che sicuramente lascerà il segno e proietta gli Eremite nelle alte sfere di un genere sempre più apprezzato e oggetto di attenzione anche da ascoltatori che non sono assolutamente catalogabili quali “metallari”.

L’intero album è ascoltabile cliccando qui

Clicca qui sotto per vedere il video del brano Awareness degli Eremite

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