Giovanni Lindo Ferretti – “A cuor contento” – Teatro dell’Archivolto 22-01-2014

di Alessandro Adesso, pubblicato il 27 Gennaio 2014

  C’è un teatro, il bel Teatro dell’Archivolto, che si rivela sempre di più un ottimo luogo per concerti acustici o semi elettrici, dove band come Les Anarchistes, Tetes de Bois, Offlaga Disco Pax e Agnelli ed Iriondo in duo sono stati protagonisti di live intensi. C’è un’acustica che è perfetta per un evento del genere e fa pensare che quasi quasi sarebbe meglio spostare i concerti in luoghi come questo piuttosto che in posti tipo palazzetti o localini, dove il suono continua a rimbalzare da una parete all’altra. C’è un’ottima compagnia, condizione che influenza non poco la riuscita della serata e ci sono anche incontri: persone che non si vedeva da anni, che si pensava trasferiti chissà dove salvo poi scoprire che vivono a cinquanta metri da casa tua, tutti li raggruppati in piazza per lo stesso motivo, ovvero il concerto di Giovanni Lindo FerrettiA cuor contento”.

Prima di entrare dobbiamo fare una coda abbastanza lunga anche se abbiamo già il biglietto ed è una sorpresa vedere il teatro che poco a poco si riempe in ogni posto con molte persone che dovranno restare in piedi perché le poltrone sono tutte occupate. Una volta dentro dobbiamo separarci da una nostra amica, perché i posti sono tutti numerati e lei, avendo prenotato prima, ha diritto ad una poltrona con vista migliore delle nostre. Alcune ragazze molto carine ci vengono incontro sorridendo, sono a disposizione nel caso avessimo bisogno di loro, ci limitiamo a rispondere con un secco: “No, grazie”. Trovati i posti riservati a noi iniziamo il gioco delle facce: quello lo conosco, quella la vedo sempre ad ogni concerto, oh, to’, un mio collega. Il lampadario della sala oscilla leggermente, cosa un po’ inquietante: realtà’ o illusione ottica? Per fugare ogni dubbio premetto che quella sera siamo stati calmi, non una goccia di alcool nè altre sostanze hanno accompagnato la nostra cena.

Ed ecco che le luci si spengono, la gente applaude, sul palco entra lui, Ferretti: ha un look piuttosto trasandato, con una pettinatura che ricorda i tempi dei C.C.C.P. In questo tour è accompagnato da Ezio Bonicelli e Luca Alfonso Rossi, due ex Ustmamo’ che si alternano tra chitarre, violini e basso. Per la batteria usano un semplice pc con delle basi pre registrate, cosa che lascerà perplesso qualcuno, ma che comunque danno alle canzoni un arrangiamento più elettronico che non stona con le nuove versioni. I più curiosi avevano già letto la scaletta che i tre hanno suonato nelle date precedenti, io ho scelto di lasciarmi sorprendere divertendomi a riconoscere volta in volta ogni canzone, in fondo un concerto è bello anche per quello. Si sapeva che la parte grossa l’avrebbe fatta il repertorio dei C.C.C.P. e infatti è così: dopo “Canto eroico”, brano dal suo ultimo album solista, arrivano in successione “Tu menti”, “Amandoti”, “Tomorrow”, “Mi ami?” legata in medley con “Oh! Battagliero”, e poi ancora “And the radio plays” e tante altre del repertorio C.S.I. come “Cupe vampe”, “Del mondo”, “Unità di Produzione”, brani che si susseguono uno dietro l’altro quasi senza interruzione, se non per qualche breve presentazione e pochi ristretti commenti, prima di chiudersi con un’energica “Spara Jurij”. Il trio è molto affiatato sul palco e Ferretti poco a poco si scioglie, si dimena, urla; stasera il pubblico è li per sentirlo, per acclamarlo, perché in fondo c’è ancora molta voglia di C.C.C.P. e di C.S.I. e lui lo sa, si prende gli applausi accennando qualche sorriso e non dimentica di ringraziare quando ci dice che la serata è andata oltre ogni sua più grande sorpresa.

Ancora un saluto, poi le luci si accendono, il tendone si chiude e piano piano ciascuno di noi torna a casa, felice di aver assistito ad uno spettacolo molto intenso che pochi riescono a proporre. Si può dire che il mio giudizio sia influenzato dal fatto che le band in cui ha militato sono tra le mie preferite in assoluto, dalla commozione provata su “Cupe Vampe”, quando alle parole abbiamo accompagnato il ricordo del viaggio nei Balcani, si può anche sostenere che Ferretti abbia “tradito la linea” (“E la linea non c’è” cantava qualche anno fa), ma la realtà è che a distanza di giorni da quella sera siamo ancora qui a parlarne e a canticchiare i ritornelli e questo basta per capire quanto ci abbia coinvolti emotivamente. Grazie a te, Giovanni