Recensione concerto Edda al Randal di Sestri Levante 7/3/2015

di Alessandro Adesso, pubblicato il 12 Marzo 2015

by Alessandro Adesso

Quale cazzo è il motivo che spinge quattro persone ad andare fino a Sestri Levante per vedere un concerto che solo poche settimane prima era a pochissimi chilometri da casa? Un impegno improvviso, l’influenza che colpisce indiscriminatamente, un compleanno di una vecchia zia ricca? No, e’ pigrizia. Almeno per quello che mi riguarda e’ solo per colpa mia se ho perso il live di Edda alla Claque, perché va bene che il tempo quel giorno non era dei migliori e il mio stato di salute nemmeno, ok, alcuni amici all’ultimo non sono potuti venire, ma io quel giorno in centro c’ero già dal pomeriggio proprio in previsione del fatto che la sera sarei andato al concerto. Ma diciamocelo Ale, e’ proprio cosi’ necessario vedere Edda dal vivo? Dai, lo sai che poi ti annoi come le altre volte in cui ti e’ capitato di vederlo, meglio fare dell’altro. Eppure…una sensazione strana mi pervade, una specie di senso di colpa inferiore solo all’essermi perso lo spettacolo “The wedding singer” di Angela Baraldi mi fa sentire un coglione fino a quando un’amica manda un sms: “Edda a Sestri Levante il 7 marzo?” Ok, ho la possibilità di riscattarmi dalla coglionaggine, accetto pur con qualche timore.

  Trovare un posto dove mangiare il sabato sera alle 20:30 a Sestri Levante si rivela problema non da poco: nei dintorni del locale non c’è nulla e solo nella zona del centro c’è qualcosa di aperto, a circa dieci min. di strada a piedi. Alla faccia della crisi però i ristoranti sono tutti pieni e hanno prezzi assurdi, con cifre che variano dai 15 ai 20 euro solo per un secondo piatto. Dobbiamo girare un bel po’ prima di trovare una pizzeria che ci fa sedere in quattro su un tavolo da due persone, cosa che ci frutterà un caffè gratis e qua commetto un errore assurdo: dovendo aspettare più di mezz’ora per una focaccia al formaggio decido di prendere la pizza della casa senza sapere cosa c’è dentro! Carciofini, funghi, salame, mozzarella, wurstel tagliato a listoni, acciughe e non ricordo quale altro ingrediente e il bello è che mattone a parte è buonissima. Per fortuna abbiamo lasciato la macchina dal locale, la passeggiata mi aiuta a smaltire tutto.

 Quando arriviamo al Randal la sensazione è quella di essere in un qualunque pub: due tavoloni con relative panche sono messi fuori per accontentare chi vuole godersi l’aria aperta, alcuni ragazzi stanno giocando con un calcetto e come succede spesso in questi casi tra chi fuma, chi parla e chi gioca c’è più gente fuori che dentro. In realtà il posto è molto di più: non particolarmente grossa la sala è comunque ospitale, con un grosso banco mixer messo in fondo e dei divanetti comodi nell’angolo tra il mixer e il bancone; il palco è delle giuste dimensioni per il luogo, ma più che sufficiente per farci suonare una band di quattro persone, l’acustica è buona, senza riverberi o distorsioni fastidiose. E’ facile da raggiungere, a poche centinaia di metri dal casello autostradale e il fatto che sia in una zona commerciale, pur non essendo certo la più bella del paese, ha il vantaggio di non avere vicini che stressano col solito problema dei volumi. Poi è un circolo arci e questo permette loro di tenere prezzi abbordabilissimi per chiunque, e noi che siamo già possessori della tessera paghiamo un biglietto di 5€.

  Ad aprire la serata è un gruppo genovese, Mino è solo, progetto formato da un personaggio ben conosciuto nei nostri dintorni: Dorian Deminstrel, voce dei Fungus che presenta il suo primo album solista di prossima uscita. Le canzoni di Dorian, qui in formazione ridotta voce / chitarra acustica e chitarra elettrica, sono rabbiose, a tratti malinconiche, scanditi da accordi grunge che accompagnano una voce molto rauca e alta, quasi come quella di Fausto Leali, mentre i testi descrivono stati d’animo utilizzando rime e assonanze particolari.

  Poche canzoni però per il duo, poi Dorian deve salutarci per volare verso il 261 nei vicoli, dove suonerà coi Riders On The Storm. E’ il momento per Edda e soci di salire sul palco e subito la batteria di Fabio Capalbo entra diretta: si comincia con “Pater”, brano che apre l’ultimo “Stavolta come mi ammazzerai?” dal quale i tre pescano molti brani tra cui “Coniglio rosa”, “Puttana da un’euro”, “Ragazza porno”, accompagnati da altri come “Odio i vivi” e “Emma” prese dai lavori precedenti e reinterpretate in una chiave più aggressiva, con l’aggiunta di una versione “solista” di “Uomini”. E colpisce come la voce di Edda non sia così cambiata in tutti questi anni e riesca ad essere ancora molto lirica; il basso di Luca Bossi, che all’occorrenza suona le tastiere, è una macchina che non perde colpi aggiungendo potenza a canzoni che già di loro sono molto forti. I tre sono in uno stato di forma particolare, litigano scherzosamente tra loro e minacciano il pubblico quando fa richieste particolari; Edda è ubriachissimo, vero, ma questo non gli vieta di essere molto interpretativo nel cantato e grintoso sulla chitarra e non gli vieta sopratutto di scherzare col pubblico e di meravigliarsi per un gruppo di ragazzi venuti da Framura. Il concerto è finito, usciamo fuori per una sigaretta e ci complimentiamo con lui per l’ottimo live, ne approfitta per ricordarci che la Liguria è la sua terra preferita, che solo qui riesce a dare il massimo e ci fa un veloce resoconto delle date precedenti: in particolare ha bene in mente la data di qualche giorno prima in un posto in cui il più vecchio avrà avuto 25 anni e tutti erano immobili come degli zombie. Gli faccio notare che nella nostra città ormai il pubblico si aggira su un’età media di 30 – 35 anni e lui elabora la seguente teoria: è risaputo che ogni tot. i cicli della vita si ripetono, quindi i ventenni di oggi sono gli stessi che avevano la stessa età cent’anni fa e nel 1915 non se la passavano mica tanto bene, di conseguenza anche i nostri contemporanei non possono stare bene, mentre la nostra generazione è più fortunata essendo nata in anni decisamente più belli. Teoria piuttosto discutibile, come quella che sarebbe stato Dio a dargli quella voce particolare vagamente ispirata a Stratos, l’unica cosa che il supremo gli avrebbe regalato, ma tant’è la accettiamo, chi con scetticismo, chi con soddisfazione.

 

Per la programmazione e altre info sul randal: http://www.radiorandal.it/randal/