Una primavera discografica a Genova. L’esperienza alternativa ed indipendente della Magma/Grog

di Riccardo Storti, pubblicato il 27 Aprile 2022

Il 1973 fu un anno importante per la “galassia” New Trolls: il gruppo più noto della città, data alle stampe l’ultima fatica (UT) alla fine del 1972, decide di sciogliersi, iniziando una lunga battaglia legale sulla proprietà del nome e relativa eredità dello stesso.

Vittorio De Scalzi al piano nel 1972

Si sa come andò a finire e non è di questo che si vuole parlare, bensì di una fondamentale iniziativa discografica che, proprio in quel critico 1973, prese avvio con le più brillanti premesse e rosee prospettive. L’idea venne in casa De Scalzi: Vittorio, lasciata alle spalle l’esperienza delle Visioni e di St. Peter’sDay, cominciò a guardare alla musica della successiva generazione che stava muovendo i primi passi nel mondo del progressive rock nazionale. Già i primi stimoli si fecero vivi, durante l’ultimo Palermo Pop, quando addirittura i giornali dell’epoca rivelarono contatti tra il futuro discografico De Scalzi ed esponenti internazionali (gli ungheresi Omega e i Jackson Height dell’ex Nice Lee Jackson). Il fratello minore Aldo, appena quindicenne, durante il Meeting Pop Festival di Genova (1972) rimase talmente colpito dagli sconvolgenti Pholas Dactylus da contagiare Vittorio (si dice che da lì scoccò la scintilla “discografica”…).

Sullo sfondo di questo entusiasmo, si inserisce una figura familiare risolutiva: il padre Gianni, nella vita di tutti i giorni gestore di un noto ristorante di Sturla. Da sempre attenta presenza, anche manageriale, nella vita musicale di Vittorio e, quindi, dei New Trolls (fu lui ad attivarsi, ai primordi, quando si trattò di “spedirli” a Sanremo), Gianni De Scalzi colse l’attimo propizio per assecondare le attitudini di Vittorio e, perché no, coinvolgere già il giovanissimo Aldo (e, magari i suoi compagni della Scuola Tedesca di Via Caffaro, non ancora consapevoli di covare un picchio!), dove avrebbe imparato i rudimenti della bottega. In fondo Vittorio aveva già una buona esperienza, il talento c’era e la notorietà non mancava. In più lo studio G di Via Fieschi costituiva un’ottima base di partenza.

Così, nel marzo del 1973, nasce la Magma, la prima casa discografica genovese rivolta esclusivamente al pop. Una label piccola, minore ma comunque agguerrita, sull’esempio di altre “terribili” etichette “indipendenti” quali la Bla Bla (del trio Massara, Battiato e Sassi) e la Cramps. Certo, per la Magma il discorso va impostato in maniera diversa: niente di politicizzato, né di trasgressivo, solo “ricerca” di buona musica, prodotti di qualità ma capaci di conquistarsi una degna fetta di mercato. Un occhio a Genova e dintorni (il catalogo accoglierà qualche “esperimento” dialettale, in cui la mano del rocker Vittorio svecchierà quel tipo di repertorio attualizzandolo e, soprattutto, nobilitandolo poi con altre etichette locali) e un altro al Bel Paese.

Il primo passo, ad Aprile, con Alphataurus, band lombarda, prodotta da Vittorio De Scalzi. L’album omonimo è lanciato come una novità assoluta e, in effetti, i suoni sono corposi, ben curati, fedeli al progressive d’oltremanica con aggressivi inserti hard ad effetto, insomma un buon esempio di “crossover” tra gli E.L.& P. e i Black Sabbath, Le Orme e i Led Zeppelin.

Quindi fu la volta degli eccentrici Pholas Dactylus: come già in parte accennato, l’ammirazione di Aldo contagiò a tal punto Vittorio da fare affermare a quest’ultimo: “Mi avevano talmente entusiasmato che pensai di creare un’etichetta per aiutare un gruppo simile che nessuno voleva produrre a causa di uno stile insolito, estroso ma geniale” (cit. in Riccardo Storti, Codice Zena, Milano, Aereostella, 2005, pag. 20). E così fu. Il loro Concerto delle menti fu anche un’ottima intuizione artistica, benché questa pietra miliare del progressive italiano, rimase un prodotto elitario.

Intanto Vittorio portava avanti la sua “storia” musicale con i New Trolls… Atomic System. Sarebbe stato bello chiamarsi sempre New Trolls. Lo stesso pensavano anche i fautori di UT (Nico, Gianni, Frank e Maurizio ovvero Di Palo, Belleno, Laugelli e Salvi) che dovettero presto rassegnarsi ad un “punto interrogativo” quasi anonimo per il loro Canti d’innocenza canti d’ esperienza. Era iniziata la battaglia legale per il nome…

Ma parlavamo di Vittorio. E Giorgio D’Adamo, che “abbandonò” i New Trolls poco dopo il Concerto Gros- so, causa naja, venne richiamato da De Scalzi che, insieme al jazzista Baiocco e al tastierista Rosset (amico di vecchia data), stava approntando nuovo materiale per un disco. A quel punto, si trattava solo di salire allo Studio G, dare avvio ai nastri e registrare. Magari con un batterista all’altezza della situazione. Le parti erano già pronte, quindi fu sufficiente passarle al drummer che, sedutosi allo sgabello della batteria, fece segno di fare partire la base e via. Pochi in Italia sarebbero stati in grado. E Tullio De Piscopo era uno di questi.

Arriviamo così alla terza uscita, New Trolls Atomic System, l’album più fedele ai canoni progressive uscito dalle fucine genovesi. I riferimenti a Jethro Tull, Genesis, E.L. & P., Gentle Giant e PFM erano una certa garanzia di qualità. Così come l’approccio polistrumentistico di Vittorio, saltellante dalla chitarra al flauto traverso, dal clavinet ai synth, sempre sfoggiando capacità vocali senza eguali.

Il tempo passa e arriviamo così al 1974: dall’altra parte, il “punto interrogativo” si trasforma in Ibis e Gianni Belleno viene accolto da Vittorio in veste di percussionista (live) degli Atomic System. In realtà l’occasione è anche propizia per lanciare quello che fu il cantante del fortunato hit dei Tritons, Satisfaction. I Tritons… ovvero quelli del “punto interrogativo” che, durante una pausa in sala di incisione (in Fonit Cetra), registrarono un 45 giri di cui non avrebbero immaginato né il successo né lo strascico di polemiche (sì, proprio così, perché quando i tre – senza Belleno – passarono in Polydor, alla Fonit ricrearono i fantomatici Tritons – Country rock live by Tritons. Ciò non piacque ai neo Ibis, tanto che, con altri musicisti, rivendicarono la paternità degli sforzi del gruppo con altri… Tritons!!!).

Su queste basi nacque Johnny dei Tritons e con un’abile operazione di marketing la Magma fece uscire un LP di classici anni Cinquanta e Sessanta dal titolo accattivante ed evocativo: Twist and Shout with Satisfaction (e così i Beatles e i Rolling Stones hanno fatto la pace).

Intanto gli Atomic System fecero il bis con lo pseudo-live Tempi Dispari, caratterizzato da due tracce (7/4 e 13/8, tanto per restare in tema) ideali, in quanto a lunghezza, per improvvisazioni jazzistiche (va detto subito, rette magistralmente  dal  professionismo di Rosset e Baiocco, benché  il “non jazzista” Vittorio De Scalzi non sfiguri affatto alla chitarra). Un disco piuttosto ambizioso, quasi un tentativo di agganciarsi al carro dei migliori (Perigeo e Dedalus) ma che, come risultato, rimane inferiore alla media.

In Magma trova spazio anche un giovane percussionista di origine indiana, Ramasandiran Somusundaran, già in organico con un’altra band genovese, i Maya. De Scalzi produce il suo Skinny Woman che, per stile, fiancheggia la nascente discomusic. Tutto questo mentre pesta le pelli per Pier Niccolò Fossati in Bambibanda e Melodie.

L’attività riprende due anni più tardi, quando l’appiglio più opportuno viene dato dalla rifondazione dei Latte e Miele (che, comunque, da Papillon – 1973 – in poi non si erano mai sciolti e avevano continuato a suonare in giro). La ripresa dei lavori, da parte di Alfio Vitanza, si concretizza nella realizzazione di Aquile e scoiattoli.

La formazione si amplia: un virtuoso all’Hammond (Luciano Poltini), una voce efficace (Massimo Gori, impegnato anche alle chitarre e al basso elettrico) e un polistrumentista (Mimmo Damiani). Maggiore attenzione alla melodia, ma con una cantabilità ben controbilanciata da una scrittura strumentale attenta a complesse verticalizzazioni. Una facciata A di canzoni e una B con una delle suite più convincenti del progressive italiano, Pavana (composta dall’ex tastierista Oliviero Lacagnina).

In realtà in Magma erano già cambiate un bel po’ di cose dal 1975. Gli studi si erano trasferiti da Via Fieschi al Forte di San Martino (spostandosi dal Centro al Levante della città), dove ci sarebbe stato l’attivissimo Orange Studio (e lì ci si può imbattere tanto nella “vecchia guardia”, quanto nei musicisti delle generazioni successive quali i validissimi Andrea Maddalone, Matteo Merli e Roberto Maragliano). In più, in squadra entra, in qualità di tecnico del suono, l’ex batterista dei J.E.T., Renzo “Pucci” Cochis, all’epoca cognato di Vittorio. E, come se non finisse qui, dal 1976 si sviluppa una diramazione della Magma, la Grog, più attenta a produrre “manufatti sonori” provenienti dalle ultime leve, che i talent scout cittadini seppero segnalare agli intraprendenti fratelli De Scalzi (si, perché nel frattempo il buon Aldo si sta avvicinando ai 20 anni, è un vulcano di idee,  il  talento  emerge  a  vista d’occhio e sta facendo musica per sé e per gli altri).

La Magma ci regala, oltre alla terza uscita dei Latte e Miele, la reunion dei New Trolls con il Concerto Gros-so n. 2, un live e un ricordino dell’Atomic System, con la bonus track di Una notte sul Monte Calvo. Di più fa la Grog, propostasi come etichetta, in apparenza indipendente dalla Magma. Curiosità (il rock pre- demenziale dei Mandillo dell’ex Garybaldi Cassinelli, l’easy listening strumentale – Rendez–Vous – del Sigillo di Horus) si alternano ad album di indiscutibile qualità (il prog sinfonico dei savonesi La Corte dei Miracoli) e, su tutti, due capolavori (il semi-unplugged crimsoniano di Principe di un giorno dei Celeste e l’inarrivabile episodio canterburyano del Picchio dal Pozzo di Aldo De Scalzi & C.).

Il 1976 è l’anno d’oro di quell’esperienza discografica. Nonostante il progressive stia attraversando una crisi profonda, al Forte di San Martino la priorità della buona musica sviluppa una controtendenza. Nasce un sound, che è proprio quello dello Studio G, una sorta di aroma sonoro, comune ad ogni disco, capace di emergere appena messo sul piatto (sì, proprio come se fosse una ricercata pietanza).

Un sogno che durerà pochi mesi, visto che l’ultima uscita (quel Rendez Vous del Sigillo di Horus) reca la data 1977… (Riccardo Storti – articolo originale sul blog dell’autore).